Ventitré

Chiusi in casa. Dietro una finestra, la vita che non c’è. Tutto fermo, immobile, schiacciante. Ho sempre detto che la mia vita, ormai da ventitré mesi, si è arrestata, ovattata da un dolore senza soluzione di continuità.

Ma oggi la quotidianità di tutti è sospesa. E questo mi mette di fronte a pensieri che se prima fuggivo, guardando girare il mondo intorno a me, oggi mi schiacciano.

È pesante essere positivi, quando hai fatto della positività una emozione tanto lontana da te. E io vivo così.

Bloccata a quel maledetto ventisette aprile che ha fermato il tempo per te, arrestandolo anche per me.

E allora l’unica soluzione che ho trovato è attaccarmi alla natura. Che sembra ignorare completamente il virus, continuando nella sua prepotente esplosione di vita.

Che se ne frega di questa inerzia quasi a riprendersi il suo posto nella nostra esistenza. Anche solo facendo sbocciare un fiore solitario.

Come avresti vissuto tutto questo non lo so, e immaginarlo mi fa male, perché sottolinea la tua evanescente presenza.

Io, intanto, continuo a guardare fuori la finestra.

Una risposta a “Ventitré”

  1. Guardare fuori, fosse anche solo per chiedere aiuto, vuol dire vedere che c’è un mondo intorno a noi.
    Oggi anche il mondo è fermo, ferito, morto in molti, troppi casi.
    Siamo costretti nelle nostre case, regolati da altri, sperando che ANDRÀ TUTTO BENE!
    Per Emiliano questa speranza non l’abbiamo avuta.
    Sentenza definitiva.
    Ma ognuno di noi porta nel cuore la speranza.
    Magari è talmente coperta dagli affanni che non la riconosciamo.
    Certo Emi vi avrebbe ubriacato di musica, di schitarrate invadenti, di polemiche e giullarate.
    Trova il suono della speranza tenendolo con te….
    e si …. ANDRÀ TUTTO BENE.❤️

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