Le notizie di cronaca non aiutano, e riaprono tutta la drammaticità del sopravvivere a un figlio.
Manie quotidiane
Sto mangiando biscotti. Li inzuppo nel caffelatte battendoli prima sul tavolo, per far cadere quelle fastidiose briciole di copertura.
quattro anni e quattro mesi
È inevitabile pensare alla quotidianità se tu fossi qui.
Quarantuno
Sono i mesi, vissuti con la tua assenza. Devastanti. Ma questo ormai è un assunto, che nulla cambierà.
Trentuno
Lieve è il dolore che parla. Grande è il dolore muto. Trentuno mesi, e forse inizio a capire cosa mi zavorra.
Ventitré
Chiusi in casa. Dietro una finestra, la vita che non c’è. Tutto fermo, immobile, schiacciante. Ho sempre detto che la mia vita, ormai da ventitré mesi, si è arrestata, ovattata da un dolore senza soluzione di continuità.
Dietro un vetro
È come vivere in un universo parallelo. Non riconosceresti il tuo mondo, perderesti ogni punto di riferimento. Tu che sei sempre stato così empatico, fisico, aperto a ogni esperienza sociale.
XVII = VIXI
VIXI. Ho vissuto. E tu lo hai fatto vita mia. Quasi a presagire la limitata possibilità a te concessa, assaporando visceralmente ogni istante della tua esistenza.
Pagine bianche
Ci sono, sono sempre qui, ma su pagine bianche. Bianche come vedo la mia vita, sbiadita da un destino infame. Bianca, per ora.
Otto
Otto mesi, vita mia. Sono trascorsi otto mesi, da quel maledetto ventisette aprile. Otto mesi, che non riesco a pesare temporalmente, ma che hanno gravato per il dolore, straziante e continuo, che mi ha sempre accompagnato.