Dal canto al pianto

Appuntamento per tutti alle ore diciotto. Finestre e balconi tanti piccoli palcoscenici, a intonare le italiche canzoni, quelle che più ci rappresentano. Dal patriottico Inno di Mameli rivisitando tutto il juke box nazionalpopolare, improvvisati cantori di una emergenza che aveva appena iniziato la sua distruttiva operosità.

Musicanti estemporanei, a voler demonizzare qualcosa che ancora non aveva assunto i suoi connotati più spietati. Con plauso finale, tributo di una scarlatta Italia, a incoraggiare chi in prima linea improvvisava, per non crollare.

Quelle finestre ora sono mute. Hanno abbassato il volume fino a spengerlo tutto. Afonia di chi non ha più voglia di cantare. Solo silenzio. E pianto.

Lacrime di chi ha perso i suoi affetti, spariti nel nulla di un asettico ospedale, che poi tanto asettico non era. Patimenti di chi ha iniziato a fare i conti con una economia familiare in profondo rosso, e un lavoro sospeso. Sospeso come quel panaro solidale, trasformato poi in una spesa solidale. Frutto di chi ha poco di suo, ma condivide con chi ha ancora meno.

E le iniziali parole incoraggianti, quel ce la faremo sbandierato ai quattro venti, hanno lasciato spazio a una realtà ben diversa. Fatta di cassaintegrati che ancora non hanno visto un solo euro, come mio figlio, quello terreno, che aspetta un bonifico che ancora non è arrivato.

Di attività commerciali spente, che urlano però la disperazione di chi potrebbe non farcela a risalire la china. Di quel sommerso sempre conosciuto ma ignorato per comodità, che oggi annega senza diritti alcuni.

Liquidità, promessa da marinaio. Al suo posto vengono offerti finanziamenti alle imprese, che aiuterebbero, forse, nell’immediato ma affogherebbero in futuro. Ai cassaintegrati, che vedrebbero somministrato un importo che, però, se superiore a quanto andrà a erogare il nostro istituto previdenziale, vedrà calcolati interessi da finanziamento spicciolo sulla parte eccedente.

Buoni spesa alle famiglie indigenti, escludendo però uovo di Pasqua e colomba per dare una sorta di normalità a un giorno di festa trascorso davvero in croce.

E in tutto questo non possiamo dimenticarci dei soliti furbetti. Che già a monte evadono tasse e gabelle, e che nel piatto ricco ci si buttano e ci si ficcano. Come chi, attività a pieno regime, non rinuncia a questi ammortizzatori sociali per una parte del personale, obbligando la restante parte al doppio lavoro e turni estenuanti, assicurandosi quel caro inalterato guadagno. Tanto prima o poi paga l’Inps.

A voler dire che, in fondo, la malvagità di questo virus ha messo in ginocchio tutti, tranne la solita indissolubile furbizia di chi la maschera la indossa da sempre.

Già, altro giro di giostra. Queste fantomatiche mascherine, che a trovarle si pagano a caro prezzo. Che ancora non si è capito se sono obbligatorie o a discrezione di chi può avere sintomi simil influenzali. Perché, cari miei signori, io ancora devo sentire la parola obbligo di mascherina per tutti, nei vari pre o post cena dei nostri onorevoli governanti.

E, se sono diventate obbligatorie è necessario assicurare l’approvvigionamento per tutti, indistintamente, calmierando prezzo e vigilando senza sconti su chi, anche su questo, ha speculato fin dal primo giorno.

L’ultimo pensiero è agli anziani. Un pezzo di memoria vivente che se ne è andata in punta di piedi.

Dignitosamente, nella dignità a loro rifiutata.

Vedendosi negare l’ultima carezza, l’ultimo bacio, e un ultimo saluto che a nessuno andrebbe vietato. Strappo nell’anima di chi non c’è più, e di chi resta.

E questo lo posso dire come mia unica certezza granitica. Io, che a breve avrò trascorso due anni con l’anima squarciata, per la perdita di mio figlio, quel maledetto ventisette aprile 2018.

Io che oggi mi ritengo meno sfortunata (leggete la semantica per favore), potendo abbracciare l’urna cineraria di mio figlio, anche ai tempi del coronavirus.

 

2 risposte a “Dal canto al pianto”

  1. Analisi ineccepibile.
    Gli italiani scoprono l’acqua calda:
    la sanità allo sfascio,
    la scuola che ha per preside Don Chisciotte,
    l’informazione che chiede scusa per non aver censurato il presidente del consiglio,
    l’inps che ancora non eroga,
    eccetera eccetera eccetera.
    Peccato che tutto questo non sia accaduto in un giorno….
    E l’italia, quella con la i maiuscola che oggi si indigna, questa italia dov’era?
    Abbiamo applaudito e foraggiato le privatizzazioni dei servizi essenziali in nome dell’efficienza-profitto, pensando di trarre qualche miserrimo vantaggio da questo moderno sistema economico…..
    Strano poi però che quando non dobbiamo parlare di economia, la Cina e Cuba si siano preoccupate per prime di mandare aiuti in Italia, mentre la civile America rinsalda l’embargo cubano bloccando forniture sanitarie per combattere il Covid 19.
    Dovremmo fermarci davvero.
    Con una profonda nostalgia ideologica,
    sperando sempre….

Rispondi a Loredana Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *