Le parole sono poche, e sempre uguali.
Come vivere la perdita di un figlio condividendo pensieri sensazioni rabbia emozioni e ricordi tra terra e cielo
Manca un mese, ad arrivare ai tre anni di tua assenza. A segnare un tempo che si è fermato.
È come vivere in un universo parallelo. Non riconosceresti il tuo mondo, perderesti ogni punto di riferimento. Tu che sei sempre stato così empatico, fisico, aperto a ogni esperienza sociale.
Mai concetto più vero. Sempre pensato, saputo, ripetuto. La vita è un soffio, è un batter di ali, è un attimo fuggente.
Il mio dolore è nel trovarti ovunque, respirandoti. Ti annuso nei tuoi luoghi, alcuni condivisi, altri sempre rimandati con la promessa del poi.
Venerdì prossimo. Il primo compleanno di tuo fratello senza te. Altro uno di tutto. Mi sconfigge, quasi più del mio primo compleanno vissuto con la tua assenza.
Una semplice domanda, a me posta da una psicologa del lavoro: come vedi il tuo futuro professionale? Mi accorgo di aver rimodulato il concetto di futuro, nella sua totalità, determinandone temporalmente la sua visione.
Più di metà anno solare è trascorso senza te. Sette mesi, nei quali la tua assenza ha iniziato a cementarsi tangibilmente nella mia quotidianità. Trascorsi a ridisegnare una vita che mai sarà, mai più.
Non so come io riesca in questa impresa, eppure sto imparando ad indossare due facce. Io, Giano bifronte sciagurato. Questa divinità romana rappresentava il passato e il futuro, il tutto e il contrario di tutto. Per me è un’altra storia.
Un messaggio WhatsApp, di quelli con l’immagine. C’è un girasole, una frase che sottolinea la differenza tra le persone belle e le belle persone, e a conclusione un “felice sabato”. Non è importante questo, ma ciò che poi, la mia amica Rosaria ha continuato a scrivere, di suo “…un po’ troppo la parola felice per il momento, ma la ritroverai nel tempo”.