A volte

A volte penso al tempo che è trascorso, da quel maledetto ventisette aprile 2018.

Tanto, che però pare un attimo. Forse perché la tua assenza è quotidianità, e questa vola senza dare il tempo di accorgersi che sta passando.

Qualche tempo fa pensavo, nei miei momenti di lucubrazioni profonde, a tutto ciò che mai sarai.

Padre, zio, marito, cognato… una lista lunga che mi ha sbattuto in faccia la tua troppo prematura scomparsa.

Sono questi i pensieri che schiacciano, e che tolgono quel significato profondo e bello ai ricordi.

Perché i miei ricordi si interrompono crudelmente, e questo ne altera il senso quasi a fargli perdere significato.

Non ci si può abituare alla perdita di un figlio, non si può vivere nel per sempre senza te.

Ynwa vita mia

 

 

Una risposta a “A volte”

  1. Ci sta tutto….

    “Lo sento dentro, fortissimo. Mio figlio, Arrigo. È lì, in ogni pensiero.
    La sua perdita è stata una linea netta: un prima, un dopo.
    Per mia moglie ancora di più.
    Non l’ho vissuta come un’ingiustizia.
    Forse è così: dalla felicità non si impara niente.
    È nel dolore che impariamo. Sperando, un giorno, di ritrovare la felicità.
    È stato il crollo di tutto. Ma non dei miei ideali.
    Arrivare a 80 anni è dura. Ma quando cuore e mente restano giovani, cambia poco.”
    – Roberto Vecchioni parla del figlio Arrigo perso a 36 anni ❤️

    Ci sono dolori che non si spiegano.
    Non fanno rumore, ma scavano dentro.
    Non si mostrano, ma cambiano per sempre il modo in cui si guarda il mondo.

    Roberto Vecchioni ci regala uno squarcio di verità cruda e preziosa:
    perdere un figlio non è solo sofferenza —
    è uno strappo nel tempo, una soglia oltre la quale niente torna più come prima.

    Eppure, in quelle parole piene di crepe, c’è anche una luce.
    Non la speranza ingenua, ma la forza silenziosa di chi ha amato fino in fondo,
    di chi ha perso e continua comunque a camminare.

    “Dal dolore si impara. È lì che si cresce, che si capisce davvero.”
    E in quella consapevolezza c’è una lezione rara:
    la vita non smette di parlare, anche quando fa male.

    Grazie, Maestro.
    Perché ci ricordi che il dolore può spezzare,
    ma non deve per forza toglierci la capacità di amare.

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