Linfa e radici

Sedici anni oggi, il mio primo terremoto affettivo. Mio papà, dieci mesi e un cancro, a prepararmi alla fine, che poi alla fine mai si è preparati.

Pensavo fosse il dolore più grande che potessi provare, al quale avrei dovuto abituarmi. Sono trascorsi nemmeno quattordici anni da quel ventuno maggio del duemilaquattro, e un destino bastardo mi smentisce nella mia convinzione.

Esiste un dolore più grande, che ti squarcia l’anima, ti toglie il respiro, ti appanna la vista, ti piega le gambe. Avevo vissuto, con mio papà, soltanto un terremoto nell’anima.

Dietro l’angolo mi aspettava lo tsunami della vita, la fine del mondo, la catastrofe della mia esistenza. La tragedia che nessuno dovrebbe vivere, innaturale e troppo crudele da sopportare.

Perdere un genitore ti taglia le radici. Perdere un figlio ti toglie la linfa vitale.

E ogni mio giorno inizia da qui. E finisce qui.

2 risposte a “Linfa e radici”

  1. Noi sappiamo bene cosa c’è dentro questa fotografia. Tutto il bene del mondo, tenerezza infinita, vita tramandata.
    E papà ha tramandato e tramanda vita a mani piene.
    La generosità lo ha sempre caratterizzato e ha fatto sì che noi tutti avessimo un’abbondanza di ricordi da trasmettere ai nostri figli. Loro lo conosco bene, anche se alcuni non hanno neanche mai mangiato con lui.
    Questa è la nostra vittoria sulla morte. Vite che continuano a battere per quello che hanno saputo donare.
    E questo Emiliano lo aveva subito capito regalando amore e riempiendo i suoi ed i nostri giorni “ come se non ci fosse un domani “.
    E questo “domani “ è venuto a mancare troppo presto….
    Le nostre vite tessono una tela che la morte strappa, noi dobbiamo rammendare.
    La cucitura si vedrà, ma nessun filo andrà perduto.❤️

  2. …e rimpiangi quei momenti, che magari andavano vissuti come non ci sarebbe mai dovuto essere un domani. E il cuore adesso spera che stiano sulla stessa nuvoletta, magari a discutere dell’ennesimo Roma-Liverpool…
    YNWA

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